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Inizia da qui

Le criptovalute e i bitcoin sono l’evoluzione naturale del concetto di moneta. Per comprendere come e perché siamo arrivati ai bitcoin vedremo in questa introduzione la storia e l’evoluzione della moneta.

Storia della blockchain e dei bitcoin

Le civiltà più antiche non utilizzavano il concetto di moneta ma quello del dono: producevano e regalavano.

Ci sono voluti migliaia di anni per passare dal baratto all’utilizzo della moneta. Nel 390 a.C. fu coniato il termine moneta e nacquero le prime monete per come le conosciamo oggi. Il percorso della moneta per come l’abbiamo visto fino ad ora presentava dei problemi: legati a vincoli geografici, al peso, alla difficoltà di trasporto, alla deperibilità delle materie prime, alla non frazionabilità dei materiali ma soprattutto vi erano problemi legati alla fiducia.

Il problema della moneta: la fiducia

Oggi nel 2018 il problema legato alla moneta è ancora un problema di fiducia; infatti, utilizziamo terze parti, intermediari bancari o altro, per poter fare degli scambi commerciali soprattutto a livello continentale o internazionale. Per questo è nata la criptovaluta bitcoin Fin dal 1971 la moneta aveva un equivalente di valore intrinseco perché era legata all’oro. Dal 1971 non vi è più l’oro a legare quel valore alla moneta. Sono delle banche centrali a stabilire quanto deve valere una certa moneta.

Che cosa sono le criptovalute e perché sono rivoluzionarie

La rivoluzione di Bitcoin e delle criptovalute è che si basano su una moneta virtuale quindi allo stesso modo il bitcoin non ha un valore intrinseco, il valore lo decide il mercato, l’incontro fra la domanda e l’offerta.

Bitcoin, le criptovalute e la tecnologia blockchain nascono per consentire scambi commerciali senza aver bisogno di fiducia. Si risolve così quel problema di fiducia che per millenni ha portato problemi e ostacoli allo sviluppo del sistema monetario.

Le origini della Blockchain

Il concetto di tecnologia blockchain nasce nel 1400 d.c. in un’isola della Micronesia, l’isola di Yap. Gli indigeni di quest’isola utilizzavano dei sassi come moneta ufficiale ma avevano un problema: la notte i sassi venivano rubati. Così decisero di creare un registro pubblico dove veniva dichiarata la proprietà di ogni singolo sasso. Da quel momento, nessuno poteva spendere un sasso non suo perché sul registro era documentata la reale proprietà di quel sasso, dunque di quella moneta.

Come funziona la blockchain

La blockchain è una tecnologia che riprende questo antico metodo, attualizzandolo con tecnologie attuali come la crittografia, la matematica e l’informatica.

La blockchain e il Bitcoin sono una sorta di internet del valore.

Quello che si fa nella blockchain è, infatti, dare la possibilità di scambiare informazioni, dati, bit, che hanno un valore economico commerciale riconosciuto dalla comunità.

Dunque questa comunità può avere accesso e scambiarsi in tempo reale queste monete virtuali senza aver bisogno della fiducia perché si ha la certezza che ogni scambio è validato, verificato e certificato. Inoltre chi sta inviando quel denaro ha la reale proprietà di quel denaro.

Che cos’è la blockchain

La tecnologia blockchain in realtà non è stata inventata nel 2008 insieme al Bitcoin e alle criptovalute. Si tratta di un insieme di tecnologie che già esistevano come l’hash, la crittografia e come lo sha256, uno degli algoritmi più utilizzati a livello informatico al giorno d’oggi.

Blockchain significa letteralmente catena di blocchi, ed è esattamente un registro, un database diviso in blocchi a sua volta divisi in dati, file.

Come funziona la blockchain

Vediamo ora come funziona nel dettaglio la blockchain. Ogni informazione, ogni transazione che avviene sulla blockchain, va a finire nei blocchi, ecco poi cosa succede:

1. Validazione dei dati

Prima di finire nei blocchi di dati, l’informazione viene validata e verificata da un insieme di utenti con i loro rispettivi computer che sono i miners.

2. Inserimento dell’informazione nei blocchi

Quando la maggioranza ha verificato la veridicità di quelle informazioni e di quelle transazioni, allora la transazione viene correttamente inserita nella blockchain in uno di quei blocchi e si può passare al blocco successivo.

3. Chiusura crittografica dei blocchi

I blocchi vengono aperti e chiusi crittograficamente ogni 10 minuti. All’interno di quei 10 minuti vengono registrate tutte le transazioni che sono avvenute in quel momento.

4. Generazione Hash Crittografico

Allo scadere dei 10 minuti viene applicato un hash crittografico: viene estrapolato un codice univoco a partire da tutte le informazioni presenti in quel blocco, e viene inserito nel blocco precedente, quasi come di incatenare due blocchi.

Per questo la blockchain è inhackerabile: nessuno può aprire o è in grado di far aprire ogni singolo blocco precedente rispetto al blocco attuale.

Se ciò dovesse avvenire l’hash, quindi quel codice univoco, cambierebbe e a catena cambierebbe su ogni singolo blocco dalla creazione fino ad oggi, quindi il sistema si accorgerebbe dell’intrusione e della manipolazione di un dato e renderebbe nulla l’azione.

Uno degli svantaggi della blockchain è che non conosciamo chi sia stato ad applicare tutte queste tecnologie già esistenti e a creare il sistema blockchain.

Può essere un informatico o un cittadino qualunque che ha voluto creare questo sistema per dare un proprio contributo alla comunità. Ma potrebbe anche essere un’associazione o un’istituzione bancaria che un domani deciderà di uscire allo scoperto e utilizzare i propri bitcoin, che ad oggi ammontano ad oltre un milione di bitcoin, per diventare una banca centrale di se stesso. Sarebbe un grosso paradosso e potrebbe far collassare l’intero sistema.

Però non è ancora avvenuto, anzi essendo la blockchain Open Source, chiunque può vedere le transazioni all’interno e chiunque può vedere verificare che il primo indirizzo obiettivo e dunque attribuito al creatore non è mai stato toccato. Quindi Satoshi Nakamoto, o chi si cela dietro questo nome, non ha mai utilizzato un solo centesimo di ciò che ha generato il sistema dalla sua origine.

La vera rivoluzione alla base della blockchain è l’assenza totale di un intermediario.

Infatti puoi accettare e inviare denaro, documenti e contratti in maniera quasi gratuita, immediata e senza il bisogno di una terza parte fiduciaria, quindi senza l’intervento di una banca, del sistema di pagamento della carta di credito, di un circuito privato di una piattaforma. Sei solo tu e la persona a cui devi inviare quel denaro o informazione.

Il sistema blockchain è sempre più utilizzato per tenere al sicuro prove di tribunale, testamenti, atti di proprietà, documenti ufficiali che non devono essere condivisi all’esterno. Vediamo ora alcuni esempi di che cosa si potrebbe fare in futuro con la blockchain.

Applicazioni pratiche future della blockchain

Elezioni blockchain

La blockchain potrebbe in futuro essere applicata alle elezioni,

La crittografia alla base della blockchain potrebbe garantire la sicurezza e la democrazia nel voto che viene effettuato.

Trasporto ferroviario con la blockchain

In futuro potrebbe esservi la possibilità di acquistare un biglietto e nel caso il treno arrivasse in ritardo di essere in automatico rimborsati di quel ritardo sul proprio conto.

Pagare le tasse con la blockchain

Si potrebbe utilizzare il sistema blockchain per il pagamento delle tasse. Ognuno potrebbe pagare la rispettiva tassa tramite criptovalute e dunque lo Stato potrebbe usufruire di quel denaro in tempo reale. Allo stesso modo noi cittadini potremmo vedere come viene speso il nostro denaro se viene speso per i servizi per cui abbiamo pagato, se rimane in cassa o se viene dato a persone che non devono ricevere quel denaro.

Beneficenza con le criptovalute

Sarebbe possibile poter fare delle donazioni a seguito di una catastrofe naturale e dare alle persone la possibilità di spendere subito quel denaro, senza aspettare anni e con la certezza che quella persona ha realmente ricevuto quel denaro. Non ci sarebbe un intermediario finanziario come oggi quando si raccolgono i soldi con gli sms e si scopre sempre che non tutti quei soldi arrivano a chi dovrebbero arrivare.

Scomparirebbero i notai

Non servirebbe più utilizzare il notaio perché ogni singolo atto di proprietà potrebbe essere registrato e certificato e rimarrebbe eterno in blockchain, nessuno potrebbe mai più modificare quel dato.

Assicurazioni in blockchain

Gli incidenti automobilistici non ci farebbero perdere più tanto tempo perché subito dopo un incidente in automatico le automobili potrebbero interfacciarsi con la blockchain e comunicare i dati di quell’incidente L’assicurazione avrebbe la certezza che l’incidente è realmente accaduto quindi sarebbe in grado di pagarci all’istante tramite criptovalute.

Tutto ciò si traduce in minor tempo speso in lunghe trafile burocratiche.

Sono sempre di più le associazioni e unioni di avvocati, commercialisti, notai, liberi professionisti che ricercano e sviluppano strategie business legate al mondo della blockchain perché hanno capito che questa tecnologia sta rivoluzionando anche il loro settore.

Applicazioni della Blockchain: Smart Contract

Uno Smart Contract non è altro che la trasposizione in codice di un contratto.

Tutto ciò che è un accordo, contratto un patto tra persone o società può essere inserito e trasformato in un codice automatico.

Ad esempio un distributore automatico di caffè: nel momento in cui inseriamo la monetina e aspettiamo il caffè quella macchina sta effettuando uno smart contract , sta valutando i requisiti necessari ad una conseguente azione. Solo dopo aver inserito il denaro, la macchina può erogare il caffè: questo non è altro che uno smart contract, un contratto intelligente automatico che permette a un oggetto intelligente o una macchina automatica di svolgere un’azione solo in base al verificarsi di determinati requisiti.

Applicazioni della Blockchain: ICO

Un ICO invece è una sorta di IPO, un’offerta pubblica d’acquisto, solo che invece di essere effettuata su un azienda che si sta per quotare in borsa o che apre al pubblico investimenti in quote societarie, si concretizza su un nuovo progetto strettamente legato all’emissione di una nuova criptovaluta.

Un qualsiasi progetto o idea che necessita l’emissione di una nuova criptovaluta, dunque l’utilizzo di tecnologia blockchain, può proporsi al pubblico.

Qualsiasi utente può investire in questa ICO, che sta per Initial Coin Offering. Così entrando a far parte del progetto e investendo delle criptovalute, l’utente riceverebbe in cambio dei token, ovvero una promessa di ricevere in futuro la criptovaluta associata a quel progetto una volta creata.

Pro e contro delle ICO

Le ICO presentano pro e contro, che sono sono:

Pro: è un investimento più liquido rispetto al crowdfunding

Con una ICO non abbiamo quote della società ma delle criptovalute, dunque possiamo venderle sul libero mercato in qualsiasi momento

Contro: Assenza di regolamentazione

Molti paesi e governi stanno iniziando a creare leggi per monitorare tutto ciò ma ad oggi non esistono garanzie legali quindi la persona a cui daremo il denaro potrebbe sparire con i nostri soldi.

Applicazioni di uno Smart Contract

Pensiamo ad esempio ad un leasing della macchina. Acquistiamo una macchina a rate e in automatico attraverso uno smart contract collegato al nostro conto in banca e alla proprietà di chi ci sta vendendo l’auto potrebbe registrare ogni mese la rata che noi dobbiamo pagare. Se non dovessimo pagare la rata il motore non parte.

Perché lo smart contract non ha dato l’input all’automobile dell’accensione del motore, perché non è stato rispettato il requisito per l’accensione, ovvero il pagamento della rata.

Uno smart contract può applicarsi anche ad un affitto o a un pagamento di una proprietà: nel momento in cui si smette di pagare la porta non si apre.

Questo è possibile anche fra contratti: nel momento in cui non si verifica un determinato requisito la controparte non riceverebbe l’azione conseguente, quindi se ad esempio una parte non riceve il denaro (input) non sarà dato il via ad una certa azione o non sarà sbloccato il bene associato al contratto.

E tutto ciò avverrebbe in automatico.

Pensiamo ad esempio come ciò rivoluzionerebbe il pagamento dei diritti di autore.

Spesso si tratta di transazioni centesimali ma applicate a decine e decine di persone diverse: ogni volta che viene ascoltata una canzone o viene trasmesso un determinato video o viene fatta circolare una foto protetta da copyright, ogni volta che viene utilizzato un brevetto, con uno smart contract tutto questo verrebbe recepito in automatico e in tempo reale, al momento esatto dell’utilizzo, la persona che deve ricevere le royalties riceverebbe quel guadagno.

Conosciamo bitcoin perché è la madre delle criptovalute ed è stata la prima applicazione ad utilizzare la tecnologia blockchain.

In realtà dopo Bitcoin sono nate tantissime criptovalute: ad oggi ne esistono più di duemila tipologie.

Storia di Bitcoin

Ti sarà capitato di fare confusione e di leggere la parola Bitcoin scritta a volte con la lettera b maiuscola, a volte minuscola. Bitcoin con la b maiuscola è il protocollo crittografico Bitcoin, il sistema tecnologico su cui si basa l’emissione della moneta. bitcoin con la b minuscola invece è la vera e propria criptovaluta.

La moneta bitcoin, nasce ad ottobre del 2008 da un anonimo che conosciamo sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. È nata in un periodo storico importante, un mese dopo il crack della Lehman Brothers, una delle istituzioni bancarie più importanti al mondo.

Sappiamo che questo fatto è legato alla nascita di Bitcoin perché nel primo blocco genesi di Bitcoin è stato scoperto un codice crittografato che riportava una frase precisa: “Il cancelliere sta per salvare ancora una volta le banche con i nostri soldi”.

Bitcoin dunque è stata creata per un motivo che oggi definiremmo anarchico: per liberare una comunità e per creare un sistema decentralizzato dallo strapotere politico delle banche.

Nel 2009 si manifestano i primi utilizzi di Bitcoin; Assange, il creatore di WikiLeaks decise di utilizzare Bitcoin, unico sistema libero e decentralizzato, per finanziarsi poiché MasterCard, Visa e altri sistemi di pagamento come PayPal avevano vietato ogni sorta di finanziamento attraverso i loro canali.

Nel 2010 un ragazzo utilizzò BItcoin per fare il primo acquisto: acquistò due pizze per un importo di 10.000 bitcoin equivalenti all’epoca a pochi dollari. Oggi la stessa quantità di bitcoin vale molte decine di milioni di dollari. Questo ci fa capire che il valore dei bitcoin si muove in base agli utilizzatori, all’andamento della domanda e dell’offerta di questa criptovaluta.

Come funziona Bitcoin

La formula matematica alla base della creazione, dell’emissione e della gestione del sistema Bitcoin è legata al numero degli utilizzatori, quindi al crescere la domanda, aumenta il valore stesso di bitcoin.

Quali sono le caratteristiche di Bitcoin?

Bitcoin è:

  • decentralizzato: è indipendente da governi e banche,

  • trasparente ed Open Source: il codice sorgente del Bitcoin è libero, chiunque può visualizzarlo;

  • democratico: la maggioranza delle persone e dei programmatori che collaborano al sistema e quindi mettono mano al codice Bitcoin, possono anche modificarlo,

  • libero nel tempo e nello spazio: la moneta oggi è pesante e per spostarla da un paese all’altro servono giorni. Bitcoin invece è virtuale, quindi non pesa e può essere spostato in pochi pochi secondi;

  • è integrabile con smartphone IoT e web;

  • è scarso: è limitato all’emissione di 21 milioni di unità. Una volta emesse le 21 milioni di unità di bitcoin intorno al 2136, non sarà più possibile stampare altra moneta, quindi il valore di tutti i bitcoin già emessi aumenterà nel tempo.

Come funziona Bitcoin: il mining

Il funzionamento del protocollo Bitcoin si basa su delicati calcoli matematici e crittografici. Per poter sostenere questi calcoli matematici, serve però la potenza computazionale di tanti computer da tutto il mondo che avviene grazie ad una procedura che si chiama mining.

Il mining permette ad ogni singolo utente, tu stesso, di mettere a disposizione il proprio computer per contribuire alla rete. Questo processo ti trasforma in un minatore. Ogni singolo miner viene poi ricompensato in proporzione alla potenza computazionale che mette a disposizione della rete, ricevendo in cambio una percentuale dei nuovi bitcoin che vengono emessi ogni 10 minuti.

Altre tipologie di criptovalute: Ethereum, Yoda, ItCoin e Ripple

Non esiste solo bitcoin, ma esistono moltissime altre criptovalute.

Queste le più conosciute:

  • Ethereum. Questa criptovaluta ha portato una grossa rivoluzione nel sistema blockchain perché ha garantito la possibilità di Smart Contract, ICO (la vedremo in nei prossimi tutorial).

  • Iota. Permette ad esempio di far interfacciare tra loro  IoT, oggetti intelligenti, che nel futuro saranno sempre più di uso quotidiano e di far svolgere loro delle transazioni automatiche.

  • Aidcoin. Mira a rendere facili, sicure e immediate transazioni di beneficienza.

  • Ripple. Una criptovaluta semi decentralizzata, utilizzata da banche, sistemi bancari e intermediari finanziari per poter avere dei rapporti tra di loro.

Caratteristiche delle criptovalute

1. La reale proprietà dei bitcoin

Chi è titolare di bitcoin o di una qualsiasi criptovaluta è realmente il titolare e il proprietario di quella criptovaluta. Oggi, se ad esempio apriamo un conto in banca e depositiamo del denaro, pensiamo di essere proprietari di quel conto in banca, ma per la legge, dal momento in cui depositiamo quei soldi in banca, il proprietario reale di quel denaro non siamo più noi ma la nostra banca.

2. Basso costo o nullo per le transazioni in bitcoin

I costi con cui noi possiamo scambiare bitcoin o altre criptovalute, sono costi vicino allo zero quasi nulli. Oggi per poter emettere un bonifico aspettiamo giorni interi e abbiamo dei costi di intermediazione bancaria che sono piuttosto elevati.  Anche sistemi di pagamento come PayPal e carte prepagate hanno dei notevoli costi per ogni transazione.

I commercianti e le aziende che vogliono ricevere dei pagamenti e quindi utilizzano il POS o sistemi di pagamento di carte di credito come MasterCard o Visa, pagano anch’essi una percentuale elevata per ogni singola transazione. Con bitcoin e le criptovalute la transazione non solo è immediata ma non richiede alcun costo.

3. La sicurezza delle criptovalute

Un altro motivo per cui bitcoin e le criptovalute vengono definiti così tanto sicuri è che la crittografia che li caratterizza si basa su degli algoritmi molto complessi che sono gli algoritmi riconosciuti come più sicuri esistenti al mondo.

Questi algoritmi fanno in modo che il sistema Bitcoin, i bitcoin al suo interno e le altre criptovalute, siano dei beni non falsificabili. Non solo è impossibile falsificare un bitcoin o delle criptovalute, ma addirittura impossibile anche il cosiddetto fenomeno del double-spending.

Il double spending è quella truffa per cui se io ho a disposizione del denaro e lo invio contemporaneamente a più utenti il sistema non fa in tempo a rintracciare la spesa di quel denaro e mi addebiterà quel denaro tante volte per quanti sono gli utenti cui l’ho inviato ma in realtà io avevo solo una unità di quel denaro a disposizione. È un grosso problema che hanno i sistemi bancari e i sistemi di pagamento virtuali o digitali.

Con bitcoin questo non è possibile, essendo un bene digitale che non può essere copiato, ogni singolo bitcoin viene speso un’unica volta: nel momento in cui viene speso non può tornare indietro e non possono essere effettuate altre spese con quello stesso bitcoin.

Servirà un’altra transazione, dunque un’altra informazione da inserire all’interno della blockchain.

4. La community

La community delle criptovalute è sempre più virale e si sta diffondendo a macchia d’olio. Per questo motivo ogni singola informazione legata a un negoziante, un esercente o imprenditore che accetta o che ha a che fare con il sistema Bitcoin, è velocemente  diffusa attraverso tutta la rete. Questo porterà sicuramente una nuova base utenti all’imprenditore stesso.

l ruolo dei Miner

Perché un nuovo blocco di transazioni sia aggiunto alla Blockchain è necessario appunto che sia controllato, validato e crittografato.

Solo con questo passaggio può poi diventare attivo ed essere aggiunto alla Blockchain.

Per effettuare questo passaggio è necessario che ogni volta che viene composto un blocco venga risolto un complesso problema matematico che richiede un cospicuo impegno anche in termini di potenza e di capacità elaborativa.

Questa operazione viene definita come “Mining” ed è svolta dai “Miner”.

Il lavoro del “Miner” è assolutamente fondamentale nell’economia della gestione delle Blockchain.

Chiunque può diventare un “Miner” e può competere per essere il primo a risolvere il complesso problema matematico legato alla creazione di ogni nuovo blocco di transazioni in modo valido e crittografato che possa essere aggiunto alla Blockchain.

Il bitcoin mining alla base del funzionamento della Blockchain

Trattandosi di un impegno importante, come detto con importante dispendio di energie, è un impegno che necessita di essere remunerato e incentivato.

Nelle Blockchain “Private” o Permissioned questo ruolo è svolto, in funzione della goveranance, dall’autorità che attiva la Blockchain stessa.

Nelle Blockchain Pubbliche o Permissionless questo ruolo può essere svolto da qualsiasi partecipante alla Blockchain e il Miner viene incentivato con delle forme di remunerazione che dipendono dal tipo di regole o governance definite da ciascuna Blockchain.

Nella maggior parte dei casi il primo Miner che crea un blocco valido e lo aggiunge alla catena viene ricompensato con la somma delle commissioni per le sue transazioni.

Le commissioni fanno riferimento a valori unitari per ogni singola transazione, ma i blocchi vengono aggiunti regolarmente e possono contenere migliaia di transazioni dunque il valore del Miner può essere anche molto significativo.

I Miner possono inoltre ricevere nuove valute create e messe in circolazione come meccanismo di inflazione, come ad esempio nel caso della Blockchain Bitcoin.

Ma torniamo al Libro Mastro. L’operazione che aggiunge un nuovo blocco alla catena aggiorna il Libro Mastro detenuto da tutti i partecipanti alla Blockchain. Questi partecipanti accettano dunque un nuovo blocco nel momento in cui – grazie alla risoluzione del complesso problema matematico – è stata verificata la validità di tutte le sue transazioni.

Nel caso in cui il processo di verifica dovesse rilevare un errore, una anomalia, una discrepanza, il blocco viene rifiutato e tutti hanno visibilità del fatto che la transazione non è stata autorizzata.

Diversamente, se tutte le transazioni sono validate, il blocco viene creato e aggiunto ed entrerà a far parte della Blockchain (della catena) a tutti gli effetti come un record pubblico permanente e immutabile; nessun partecipante alla Blockchain potrà cambiarlo o rimuoverlo.

Se avete capito come funziona Bitcoin ormai saprete un concetto fondamentale: i bitcoin esistono solo ed esclusivamente dentro i blocchi custoditi dalla blockchain (che non è il sito blockchain.info, quello ha solo rubato il nome dalla tecnologia di Bitcoin).

Questo significa che un wallet non “contiene” nessun bitcoin e allora che cos’è un wallet?
Quando un utente di bitcoin opera una transazione scrive, nella blockchain, una cosa tipo: Emanuele dà a Franco 1 bitcoin, firmato Emanuele.

Il wallet è un software che si occupa di preparare questa scrittura e inviarla ad un nodo, il quale la replicherà agli altri nodi fino a quando un miner non la inserirà in un blocco rendendola effettiva ed immutabile per sempre.
Quindi un wallet deve saper comunicare con i nodi, e deve saper preparare la scrittura con indirizzo di sorgente (Emanuele), indirizzo di destinazione (Franco) importo (1 bitcoin) e firma (firmato Emanuele).
Di queste informazioni una è molto più importante delle altre, ed è ovviamente la firma. Per capirci meglio immaginate che il wallet prepari la transazione scrivendola su un foglio che inserisce in una busta. La firma è un bollo ci ceralacca che sigilla la busta con le vostre credenziali rendendola impossibile da falsificare. La busta viene poi presa dal miner e messa nei blocchi della blockchain.

Il timbro che imprime sulla ceralacca il vostro sigillo si chiama chiave privata ed è un numero molto lungo contenuto dentro al wallet. Se qualcuno entra in possesso di tale numero, può siglare una transazione al posto vostro e per la blockchain questa cosa è perfettamente valida, non potrà distinguere il ladro da voi.
Se questo è chiaro, allora possiamo dire che la sicurezza di un wallet dipende da quanto bene viene protetta la chiave privata (il sigillo).

Personalmente io distinguo tre possibili tipi di sicurezza.

Tipo 1: Estremamente insicuro.

Qualsiasi wallet gestito da un sito web. Quindi tutti gli exchange, tutti i wallet per cui dovete loggarvi su un sito per vedere i vostri coin. Perché sono insicuri? Perché la vostra chiave privata risiede sul computer di chi gestisce il sito web, e voi non ne siete i possessori. Come ho spiegato, se uno ha la vostra chiave privata può firmare per voi e prendersi tutto. Questo può avvenire perché fra chi gestisce il sito web c’è una persona disonesta, oppure il sito web stesso può essere o diventare disonesto (tipo Mt.Gox) o può essere attaccato con successo da qualcuno che riesce a rubare le chiavi private. Non importa quante garanzie vi danno, di fatto la chiave privata non è da voi, quindi dovete considerarla un po’ di tutti, come i vostri coin.

Tipo 2: Mediamente insicuro.

Un qualunque wallet che risieda su un vostro dispositivo (computer o telefonino) che collegate regolarmente ad internet. Questa soluzione è migliore rispetto al Tipo 1, ma sempre passibile di ruberia. In che modo? Beh dovete considerare che i vostri coin potrebbero valere molto in futuro e molte persone saranno interessate ad essi, quindi verranno creati dei virus appositi che infetteranno i computer ed i telefoni in cerca di wallet. Una volta identificato un wallet, anche se super sicuro, crittato e protetto da password, il virus rimarrà con pazienza ad aspettare la prima occasione in cui lo userete, leggendo le vostre password mentre le digitate (spiando la tastiera o il touch screen) e di fatto rubando la chiave privata che verrà mandata a chi vi sta spiando.

Tipo 3: Piuttosto sicuro.

Un wallet la cui chiave privata risiede da qualche parte offline, disconnessa da internet e che non andrà mai online. Questo sistema è il modo migliore per assicurare valido livello di sicurezza. Alcune persone stampano la chiave privata (su carta, legno, alluminio) e non la tengono nemmeno su un dispositivo digitale, mentre altre utilizzano un computer solo per tenere la chiave privata del wallet. Per esempio i vari wallet hardware che potete comprare online (tipo il Ledger) non sono altro che dei computerini che gestiscono una chiave privata da tenere offline.
Quando si usa un wallet di questo tipo è possibile avere un wallet collegato a internet (senza chiave privata ovviamente) che genera gli indirizzi per ricevere le transazioni e crea le transazioni quando volete inviare un bitcoin. In quest’ultimo caso però il wallet richiederà di firmare offline la transazione, quindi dovrete spostarla in qualche modo (QR code, chiavetta USB o altro) dal computer online a quello offline per firmarla e poi riportare la transazione firmata online per essere inviata ai nodi.

Tutti i wallet vanno bene a seconda dei casi: per esempio se fate trading giornaliero usare un wallet con la chiave offline è tedioso e lento e può essere meglio lasciare i coin sul sito dell’exchange. Se volete comprarvi il cappuccino la mattina, un wallet sul telefonino è ottimo per gestire i soldi per le spese di tutti i giorni (quando le fee ce lo permetteranno). Se invece pensate di tenere i bitcoin per il lungo termine, un wallet offline è la scelta migliore.

In qualunque caso il suggerimento è sempre lo stesso: domandatevi prima di tutto in che categoria si colloca il wallet che volete utilizzare (tipo 1, 2 o 3) e datevi una risposta chiara di cosa state facendo. Se non siete sicuri o non avete capito è meglio informarsi di più perché rischiate di mettere in pericolo i vostri soldi.

Se avete capito come funziona Bitcoin ormai saprete un concetto fondamentale: i bitcoin esistono solo ed esclusivamente dentro i blocchi custoditi dalla blockchain (che non è il sito blockchain.info, quello ha solo rubato il nome dalla tecnologia di Bitcoin).

Questo significa che un wallet non “contiene” nessun bitcoin e allora che cos’è un wallet?
Quando un utente di bitcoin opera una transazione scrive, nella blockchain, una cosa tipo: Emanuele dà a Franco 1 bitcoin, firmato Emanuele.

Il wallet è un software che si occupa di preparare questa scrittura e inviarla ad un nodo, il quale la replicherà agli altri nodi fino a quando un miner non la inserirà in un blocco rendendola effettiva ed immutabile per sempre.
Quindi un wallet deve saper comunicare con i nodi, e deve saper preparare la scrittura con indirizzo di sorgente (Emanuele), indirizzo di destinazione (Franco) importo (1 bitcoin) e firma (firmato Emanuele).
Di queste informazioni una è molto più importante delle altre, ed è ovviamente la firma. Per capirci meglio immaginate che il wallet prepari la transazione scrivendola su un foglio che inserisce in una busta. La firma è un bollo ci ceralacca che sigilla la busta con le vostre credenziali rendendola impossibile da falsificare. La busta viene poi presa dal miner e messa nei blocchi della blockchain.

Il timbro che imprime sulla ceralacca il vostro sigillo si chiama chiave privata ed è un numero molto lungo contenuto dentro al wallet. Se qualcuno entra in possesso di tale numero, può siglare una transazione al posto vostro e per la blockchain questa cosa è perfettamente valida, non potrà distinguere il ladro da voi.
Se questo è chiaro, allora possiamo dire che la sicurezza di un wallet dipende da quanto bene viene protetta la chiave privata (il sigillo).

Personalmente io distinguo tre possibili tipi di sicurezza.

Tipo 1: Estremamente insicuro.

Qualsiasi wallet gestito da un sito web. Quindi tutti gli exchange, tutti i wallet per cui dovete loggarvi su un sito per vedere i vostri coin. Perché sono insicuri? Perché la vostra chiave privata risiede sul computer di chi gestisce il sito web, e voi non ne siete i possessori. Come ho spiegato, se uno ha la vostra chiave privata può firmare per voi e prendersi tutto. Questo può avvenire perché fra chi gestisce il sito web c’è una persona disonesta, oppure il sito web stesso può essere o diventare disonesto (tipo Mt.Gox) o può essere attaccato con successo da qualcuno che riesce a rubare le chiavi private. Non importa quante garanzie vi danno, di fatto la chiave privata non è da voi, quindi dovete considerarla un po’ di tutti, come i vostri coin.

Tipo 2: Mediamente insicuro.

Un qualunque wallet che risieda su un vostro dispositivo (computer o telefonino) che collegate regolarmente ad internet. Questa soluzione è migliore rispetto al Tipo 1, ma sempre passibile di ruberia. In che modo? Beh dovete considerare che i vostri coin potrebbero valere molto in futuro e molte persone saranno interessate ad essi, quindi verranno creati dei virus appositi che infetteranno i computer ed i telefoni in cerca di wallet. Una volta identificato un wallet, anche se super sicuro, crittato e protetto da password, il virus rimarrà con pazienza ad aspettare la prima occasione in cui lo userete, leggendo le vostre password mentre le digitate (spiando la tastiera o il touch screen) e di fatto rubando la chiave privata che verrà mandata a chi vi sta spiando.

Tipo 3: Piuttosto sicuro.

Un wallet la cui chiave privata risiede da qualche parte offline, disconnessa da internet e che non andrà mai online. Questo sistema è il modo migliore per assicurare valido livello di sicurezza. Alcune persone stampano la chiave privata (su carta, legno, alluminio) e non la tengono nemmeno su un dispositivo digitale, mentre altre utilizzano un computer solo per tenere la chiave privata del wallet. Per esempio i vari wallet hardware che potete comprare online (tipo il Ledger) non sono altro che dei computerini che gestiscono una chiave privata da tenere offline.
Quando si usa un wallet di questo tipo è possibile avere un wallet collegato a internet (senza chiave privata ovviamente) che genera gli indirizzi per ricevere le transazioni e crea le transazioni quando volete inviare un bitcoin. In quest’ultimo caso però il wallet richiederà di firmare offline la transazione, quindi dovrete spostarla in qualche modo (QR code, chiavetta USB o altro) dal computer online a quello offline per firmarla e poi riportare la transazione firmata online per essere inviata ai nodi.

Tutti i wallet vanno bene a seconda dei casi: per esempio se fate trading giornaliero usare un wallet con la chiave offline è tedioso e lento e può essere meglio lasciare i coin sul sito dell’exchange. Se volete comprarvi il cappuccino la mattina, un wallet sul telefonino è ottimo per gestire i soldi per le spese di tutti i giorni (quando le fee ce lo permetteranno). Se invece pensate di tenere i bitcoin per il lungo termine, un wallet offline è la scelta migliore.

In qualunque caso il suggerimento è sempre lo stesso: domandatevi prima di tutto in che categoria si colloca il wallet che volete utilizzare (tipo 1, 2 o 3) e datevi una risposta chiara di cosa state facendo. Se non siete sicuri o non avete capito è meglio informarsi di più perché rischiate di mettere in pericolo i vostri soldi.

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